Era stata una bellissima domenica, all’insegna dell’arrampicata, delle birrette e del progetto West Climbing Bank in Palestina.
A gennaio, il secondo step del progetto è stato realizzato. Alcun di noi, assieme a compagn di Acciaieria Zam, sono tornati a Deishesh, il campo profughi vicino a Betlemme dove si trova Laylac, l’associazione giovanile coinvolta nel progetto.
Per questo la Palestra Popolare Dante Di Nanni è felice di invitarvi tutte e tutti
VENERDI 12 APRILE @ Csoa Gabrio
WALLS ARE MEANT FOR CLIMBING – VOL II
H 20.30
CENA PALESTINESE
Antipasto: hummus e babaganoush
Piatto principale: Maqluba veg (riso con melanzane e cavolfiore fritti)
Dolce: tartufini ai datteri e frutta secca
8 euri con un bicchiere di vino!
Per permetterci di sfamare tutt, ma anche di evitare sprechi, COMUNICACI LASCIANDO UN COMMENTO IL TUO NOME E PER QUANTI VUOI PRENOTARE.
A SEGUIRE
RESTITUZIONE DEL VIAGGIO E PRESENTAZIONE DELLE NUOVE PROSPETTIVE DEL PROGETTO West Climbing Bank
DAJE!! VI ASPETTIAMO!!
#WLoSportPopolare
#FreeClimbingInFreePalestine
<<Al ritorno a gennaio, il nostro bagaglio, pesava sicuramente qualche kg in meno, avendo consegnato il materiale di arrampicata donato per l’Associazione, al contrario dei nostri cuori: arrampicare in Palestina non è un’attività così scontata, come abbiamo più volte ribadito nei nostri post e nel nostro diario di bordo; conoscere da vicino le difficoltà di chi vive un vero e proprio regime di apartheid, rende questo sport ancora più attrattivo e liberatorio che mai. Aprire delle vie (in gergo climber) nelle falesie di Battir, zona naturalistica ancora incontaminata vicino a Betlemme, vuol dire creare un’infrastruttura permanente che sia anche presidio politico contro l’occupazione israeliana. Siamo andati alla scoperta non solo della storia della Palestina, ma anche dei luoghi naturali dove si potrebbe arrampicare e dove, da qualche anno, qualcun’altro ha già iniziato vari progetti di chiodatura.
Ritornare lo scorso inverno per aprire nuove vie ha rappresentato un modo per valorizzare quei luoghi che altrimenti rimarrebbero poco utilizzati a causa della stretta sorveglianza israeliana.
Per continuare il progetto e rafforzare le relazioni con le persone del campo profughi, scoprire altre realtà in giro per la Cisgiordania, per la creazione di uno scambio profondo e duraturo, che tenga sempre vive le coscienze.
Chiodare delle falesie in Palestina, vuole essere anche un incentivo a fare in modo che in futuro, grazie all’aiuto di tanti individui e vari progetti, si sviluppi davvero un “turismo sportivo” legato all’arrampicata, che dia una boccata di ossigeno alla Palestina e che al contempo faccia scoprire questa terra a quelle persone che, purtroppo, ancora non la conoscono.
Stare nel campo profughi di Deishesh, ci ha fatto lanciare la sfida ancora oltre, con l’obiettivo di incentivare la pratica dell’arrampicata soprattutto fra i giovanissimi, i bambini, che sono grandi “divulgatori” di entusiasmo a qualsiasi longitudine.>>